Lettera aperta all’Amministratore Delegato di SMAT,  ing. Paolo ROMANO

 

Egregio Ingegner Romano,

ci riferiamo alla curiosa intervista da Lei rilasciata a “La Stampa” il 18 Novembre 2009.

E’ curioso che Lei, che amministra, per conto dei cittadini cui essa appartiene, una società 100% pubblica invochi a gran voce l’ingresso dei privati nella “Sua” azienda: a cosa servirebbe, San Privato, forse a risanare gli errori della Sua gestione? Noi pensiamo di no, ma certo stupisce: un po’ come se un pittore chiedesse che altri prendano in mano i suoi pennelli...


Lei non ignora certamente che qualunque cessione totale o parziale a privati (siano essi fondazioni bancarie, multinazionali straniere o multiutilities) di un’azienda pubblica strategica rappresenta comunque la vendita, spesso irreversibile, di un patrimonio economico, tecnologico e sociale costruito coi soldi di generazioni di cittadini.

 

Allora, perché vendere SMAT, i cui “risultati economici nel 2008 proseguono il trend positivo già avviato negli anni precedenti” (www.smatorino.it)? L’azienda che Lei amministra è il risultato di una tenace battaglia delle forze politiche e sociali di Torino che, pur scegliendo di applicare l’unificazione delle gestioni nel territorio dell’Ambito Territoriale Ottimale, vollero garantire nel recente 2004 che il servizio idrico restasse nelle mani dei cittadini in quanto bene comune.

 

Ora Lei invoca l’aumento delle tariffe, certo non tra le più alte in Europa (ma nemmeno le più basse come viene propagandato basandosi su dati incompleti: si legga l’inchiesta “Oro blu” di Altroconsumo), ma dimentica di sottolineare che i nostri stipendi sono i più bassi di tutta l’Europa occidentale, mentre le tariffe di elettricità e gas sono tra le più alte (eppure lì si è liberalizzato). Dobbiamo sempre e solo adeguarci a ciò che è peggio per i cittadini?

Lei giustifica questi aumenti con gli investimenti da fare. Ma negli ultimi dieci anni di privatizzazioni italiane nel settore idrico, questi sono crollati da circa 2 Mld di euro / anno a circa 700 Mln. D’altronde, perché un privato dovrebbe investire dopo aver acquisito il monopolio – perché di monopolio si tratta – sulla gestione in un territorio? Perché Lei cita Milano come esempio positivo di gestione, omettendo di precisare che quella di Milano è una gestione 100% pubblica?


Questa Sua breve intervista è davvero un concentrato di imprecisioni e luoghi comuni che, sinceramente, non ci saremmo aspettati dall’amministratore di una delle cosiddette “sette sorelle” del settore idrico.

D’altra parte ci dispiacerebbe che dalle Sue parole si dovesse dedurre che Lei ritiene di non essere in grado di amministrare bene l’azienda SMAT, “ottimizzandone la forza lavoro” come afferma, e che quindi ciò La inducesse, per coerenza, a rassegnare le dimissioni.
 

Noi, come comitato Acqua Pubblica Torino, siamo promotori di una proposta di delibera popolare che ha raccolto in soli 4 mesi e consegnato al Comune nel giugno scorso 12087 firme per scrivere nello Statuto della Città che il servizio idrico è privo di scopo di lucro e ci poniamo l’obiettivo di ripubblicizzare pienamente la SMAT mediante la trasformazione da società per azioni in ente di diritto pubblico. Abbiamo sempre concepito questa battaglia a partire dal positivo esempio che SMAT rappresenta nel panorama italiano, pur non risparmiando critiche, ad esempio, alle sue spericolate e antieconomiche avventure a Palermo.

 

Ma non vorremmo, davvero, essere costretti a difendervi da Voi stessi.

 

 
Torino, 27 Novembre 2009                                             Il Comitato Acqua Pubblica Torino