Da un giornale come il vostro, che ritenevamo  espressione della weltanschauung ispiratrice della Laudato Sì, ci aspettavamo un taglio ben diverso nel riferire della prospettata cementificazione di una delle aree verdi residuali e abbandonate della nostra città, che ha già impermeabilizzato i due terzi del proprio suolo.

E ci chiedevamo se in quell’area desolata non si fosse  spenta la vox clamantis al punto 151 della Laudato sì: “ È necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro “sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce (…)   e ogni intervento nel paesaggio è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ricchezza di significati. In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un “noi” che costruiamo insieme.”

Sarebbe bastato gettare lo sguardo poco più in là per vedere le cosiddette aree dismesse, che andrebbero, quelle sì, convertite a nuovi usi, compreso  quello di un impianto sportivo per la pallavolo, pardon: volley. Senza compromettere un’area libera e pubblica, condizione ideale per realizzare un parco urbano con giochi, attrezzi per la ginnastica, panchine, aree cani:  un luogo di aggregazione e di sana attività fisica senza colate di cemento a togliere un’ultima possibilità di verde in mezzo a smog e palazzi grigi. 

Solo la pigrizia intellettuale e lo scarso coraggio amministrativo  si rifugiano dietro la scusa “non ci sono i soldi” quando si spendono  ben  35.000 euro per farsi dire (come è probabile)  dagli esperti di speculazioni finanziarie che il debito di Torino va bene così. 

Con quei 35.000 euro l’area verde di Parella può essere ripulita, restituita alla sua funzione naturale, di giardino della casa comune, di fattore di qualificazione urbana,  ambientale  e sociale partecipata dagli abitanti, compresi quelli che sono arrivati da lontano.

Non riusciamo a credere alla fedeltà della vostra intervista al parroco, che sembra trincerarsi dietro un pilatesco auspicio a “nuove aggregazioni” come se quelle proposte dalla Laudato Sì non ci riguardassero  tutti, oggi, qui.

Invece riteniamo purtroppo fedele il resoconto di certi orientamenti a cui avete dato voce, da quelli del promotore del Palazzetto che fa il suo mestiere: lucrare sui beni comuni qual è l’area verde di 11.000 mq che appartiene alla nostra comunità, a quelli del presidente di circoscrizione che si riduce come al solito a pietire qualche obolo dai costruttori.

E di fronte all’acquiescenza del vice sindaco e assessore all’urbanistica, ci chiediamo come mai non gli abbiate ricordato – seppur ateo - almeno l’ultima frase del punto 178 della Laudato sì: “La grandezza della politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine…”

Sappiamo bene che in politica oggi, baciare il crocefisso e invocare la Madonna, solletica il consenso. E siamo certi che ve ne dolete anche voi.

Ci auguriamo perciò che vogliate presto  dedicare  almeno altrettanto spazio alle ragioni del movimento dal basso che si oppone alla cementificazione del residuo suolo libero in zona Parella.

 

Grazie dell’attenzione. Per Attac – Comitato di Torino

    Simona Bombieri, Mariangela Rosolen

Torino, 31 maggio 2019