Il Sindaco di Torino ha designato il professor Profumo a presiedere il Consiglio della Compagnia San Paolo.
Sul valore culturale e professionale del professore, non c’è nulla da obiettare; molto da obiettare c’è invece su tempi e modi della scelta effettuata da chi rappresenta la Città di Torino.



Si tratta di una scelta effettuata da un’amministrazione prossima alla scadenza, pochissime settimane prima del voto popolare. Queste nomine un tempo erano chiamate “le nomine di mezzanotte” per la loro tempestività tesa a sottrarre la decisione all’amministrazione subentrante.

La ragionevole richiesta di lasciare la scelta alla nuova amministrazione, espressione della rinnovata volontà popolare attraverso elezioni democratiche si è scontrata contro l’obiezione della Compagnia San Paolo (si noti: un soggetto di diritto privato, Corte Costituzionale docet!) per cui la nomina doveva avvenire nei tempi previsti dal suo statuto (ossia da una norma interna di un soggetto privato).

In modo sconcertante il Comune di Torino, espressione dell’articolazione della Repubblica Italiana secondo la nostra Costituzione, si è prontamente adeguato.

Ancora una volta quando il privato parla, il potere Pubblico, espressione della sovranità popolare, si adegua. Il tutto come espressione di una logica decisionista che ricorda quella del Barone di Münchhausen che riuscì a raggiungere la luna tirandosi per gli stivali!

Un’ulteriore considerazione deve essere fatta.
Il prof. Profumo lascia la presidenza di IREN, un'azienda che gestisce servizi pubblici, cui è stato designato dalla maggioranza degli azionisti costituita da amministrazioni pubbliche. La Compagnia San Paolo è azionista importante nella banca Intesasanpaolo che fa parte della minoranza degli azionisti, in questo caso soggetti privati.

Che, in questi casi, esista una contrapposizione di interessi tra il potere pubblico, orientato all’ottimizzazione del servizio e il capitalista privato orientato, legittimamente, alla massimizzazione del profitti, non è frutto della nostra immaginazione ma della lettura degli atti della Corte dei Conti (relazione su vent’anni di privatizzazioni).

Questo cambio di funzioni, che presupporrebbe culture diverse, ci sconcerta, come ci sconcerta una logica che fa prevalere le norme interne di un ente privato sulle istituzioni di un Comune democraticamente eletto.

Ci sembra un mondo sottosopra; ma è sicuramente colpa nostra: non abbiamo compreso il realismo della logica cartesiana del Barone di Münchhausen!

Torino, 18 aprile 2016