Il Consiglio comunale e il Sindaco di Torino:
➡️ si arrovellano sulla futura sede del Maria Vittoria, bloccati dal no della Regione per l’area-giostre della Pellerina giudicata insufficiente per un ospedale che si svilupperà in orizzontale e non idonea per l’acustica e la presenza dell’elettrodotto sotterraneo;
➡️ escludono esplicitamente e a priori l’insediamento del nuovo Maria Vittoria nell’area contigua del complesso Thyssen, di dimensioni adeguate, con la scusa che costerebbe troppo riacquistarla dai privati e bonificarla. Eppure - all’epoca della tragedia – era stato prospettato il conferimento di proprietà alla Città di Torino per destinarla a funzioni sanitarie di ricerca, prevenzione e cura della salute dei lavoratori;
➡️ sembrano ignorare che l’art. 42 della Costituzione prevede esplicitamente che “La proprietà privata può essere (…..) espropriata per motivi di interesse generale” e che l’art. 1 del Testo Unico Espropri (D.P.R. 327/2001) consente l’esproprio “da parte della collettività di beni o di terreni, o di un loro insieme, di cui non è prevista la materiale modificazione o trasformazione”;
➡️ dicono che non ci sono i soldi: eppure l’INAIL dispone di 40 miliardi (diconsi miliardi) di utili, un malloppo accumulato e non investito perché troppi incidenti, malattie e morti attribuibili a fattori occupazionali, non vengono effettivamente riconosciuti, curati e risarciti dall’INAIL. Mancano infatti gli strumenti tecnici e il personale dei servizi di Medicina del Lavoro e degli Spresal (Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro delle Asl) per la ricerca attiva dei fattori di nocività. Un malloppo che va restituito alla comunità del lavoro, compresa quella torinese che, a differenza di certi suoi rappresentanti, non versa lacrime di coccodrillo e non dimentica la tragedia della Thyssen. E nemmeno dimentica che l’area della Pellerina è ancora terreno naturale che va salvato dal cemento, sia pure sanitario.
❗ Il complesso industriale Thyssen di oltre 140.000 mq, è una ferita dolorosa che va sanata o con la cessione gratuita alla Città – oppure con l’ esproprio - a parziale risarcimento dei danni ambientali e umani che la proprietà privata ha provocato, al fine di avviare il suo recupero – di valore anche simbolico - a struttura sanitaria pubblica dedicata anche alla prevenzione e cura degli infortuni sul lavoro e perciò finanziata dagli ingenti fondi INAIL a disposizione.
Torino, 18 gennaio 2023