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ATTAC - Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e l’Aiuto ai Cittadini

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Il recente dibattito del consiglio comunale di Torino sull’emergenza sanitaria non ha potuto ignorare la gravità della situazione delle RSA del nostro territorio, alla quale gli stessi mezzi d’informazione cosiddetti indipendenti hanno dovuto dedicare spazi sempre meno vaghi e generici.

Fattore scatenante del numero agghiacciante dei morti, dei contagi diffusi, delle angosce dei familiari è stato certamente il Covid-19 ma i suoi effetti così devastanti sono stati favoriti da leggi, regolamenti, procedure amministrative dettate da una concezione mercantile della sanità pubblica, all’opposto del diritto alla salute per tutti che ci doveva garantire il Servizio Sanitario Nazionale.

Così la persona di oltre 65 anni non autosufficiente che la legge istitutiva del SSN affidava alle cure sanitarie, non è più considerata un malato ma solo un inabile da assistere con il minor costo possibile. Di qui la privatizzazione della gestione delle RSA pubbliche e la fioritura  di un'attività di mercato in cui il sempre rinviato adeguamento ai livelli di cura e di assistenza, per persone sempre più segnate dalle malattie e dalla età, ha portato inevitabilmente a tollerare progressive disfunzioni e organici insufficienti legittimando, di fatto, l’“estrazione di valore” dalla sofferenza e dalla malattia.

Il Consiglio comunale di Torino e la Giunta hanno un ruolo e responsabilità istituzionali precise in materia non solo perché

-  le RSA rientrano nelle competenze socio-sanitarie del Comune

-  il Comune partecipa alle valutazioni dell’UVG – Unità di Valutazione Geriatrica

-  il Comune integra le rette delle RSA per i ricoverati con redditi insufficienti, posti sotto la tutela del Sindaco

-  è torinese una quota consistente dei 30.000 malati in lista d’attesa.

Ma anche perché il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la Mozione n. 34 del 2 luglio 2018 che non sembra aver sortito grande effetto vista la drammatica situazione in cui versa oggi gran parte delle RSA. Tanto da indurre la consigliera Scanderebech a proporre l’istituzione di una commissione consiliare d’indagine sulle cause del disastro sanitario e sociale che si è abbattuto sugli anziani ricoverati, e di riflesso sui lavoratori che li dovevano curare ed assistere.

I cittadini hanno fatto il loro dovere: hanno accettato con responsabilità e disciplina le necessarie limitazioni alle loro libertà; hanno diritto di pretendere la totale trasparenza dai loro rappresentanti.

Tutti coloro che hanno agito correttamente dovrebbero essere i primi a chiedere con forza, a pretendere, una commissione d'indagine: è anche un loro diritto.

In un momento in cui l'angoscia individuale si unisce a oggettive limitazioni nell'esercizio di libertà personali e all'unidirezionalità dei media, negare trasparenza nell'amministrazione vorrebbe dire minare ulteriormente il valore della Democrazia nella coscienza dei cittadini.

 Si troveranno i 10 consiglieri comunali necessari per presentare la Mozione per l’istituzione

della Commissione d’Indagine?

Per il dovuto rispetto che portiamo alle istituzioni democratiche vogliamo esserne certi! 

 Torino, 6 maggio 2020