La Giunta regionale del  Piemonte, in piena emergenza COVID, ha preferito spendere 1.500.000 di euro per l’ospedale da campo alle OGR piuttosto che rimettere all’onor del mondo  il Maria Adelaide. Ha fatto lo stesso la sorella giunta della Lombardia per l’analogo ospedale  da campo nell’area della Fiera, ora oggetto di indagine giudiziaria.

La versione ufficiale è che il complesso ospedaliero del Maria Adelaide è troppo vecchio e malandato per poter essere recuperato e utilizzato.  Tant’è che l’anno scorso la Regione lo ha messo in vendita per 10.300.000 di euro. Ma la gara è andata deserta: nessun compratore, nessuna offerta.

   Nel frattempo.

   * Il Comune accetta passivamente la decisione di distruggere un presidio sanitario essenziale per la prevenzione e cura della salute degli abitanti dei popolosi quartieri Dora e Rossini e nella attuale revisione del Piano regolatore della città cancella la destinazione d’uso ospedaliera per il Maria Adelaide e la sostituisce con generici servizi pubblici e privati,

   * Ecco allora che si fa avanti un gruppo sanitario privato, interessato – ora sì – alle nuove possibilità di sfruttamento del  Maria Adelaide, e inizia una trattativa di cui però non si sa nulla.

NO, non  si amministrano così i beni comuni

NON È COSÌ che si attua la Costituzione che assicura a tutti/e il diritto alla salute

 

La cittadinanza torinese deve sapere

Noi, quivis de populo (gente qualunque) come ci ha definito il Consiglio di Stato,

CHIEDIAMO

alla Sindaca di Torino, Chiara Appendino

all’Assessore all’Urbanistica del Comune di Torino, A. Iaria

al Presidente della Regione Piemonte, A. Cirio

all’assessore alla sanità della Regione Piemonte, S. Icardi

al direttore dell’Ufficio Patrimonio della Regione Piemonte dott. A. Stiari

di  RESTITUIRE  il  MARIA ADELAIDE

 

alle sue funzioni di ospedale di territorio, erogatore di servizi sanitari di prevenzione e cura della nostra salute, in attuazione della Legge 883 del 23 dicembre 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) basato su tre principi cardine: l'universalità, l'uguaglianza e l'equità.