Uscito dalla porta, Bolkestein ritorna dalla finestra

La direttiva sui servizi detta “Bolkestein” del 2006,  era stata notevolmente emendata dal Parlamento europeo su pressione delle mobilitazioni popolari. Era così scomparso dal testo il principio del paese d’origine, principio che, va ricordato,  avrebbe aperto la porta alla possibilità di retribuire i lavoratori per la prestazione di un servizio in un paese, alle condizioni del paese d’origine della loro azienda.

In occasione della trasposizione della direttiva nel diritto francese, che è in corso, ricompaiono  norme che cancellano il diritto sociale e mettono in pericolo i servizi pubblici esistenti.

1. - Il governo francese ha deciso di non procedere a una trasposizione globale per non rilanciare il dibattito sulla liberalizzazione dei servizi nel loro insieme. Non è stata definita nessuna legge quadro. La revisione delle leggi nazionali (per armonizzarle alla direttiva n.d.t)  procede senza trasparenza alcuna, come afferma il rapporto Bizet al Senato: “Le modalità di trasposizione delle direttive pongono un problema di controllo parlamentare e quindi di democrazia.”

 

2. - La trasposizione non sarà senza conseguenze per lo smantellamento dei servizi pubblici. Le dichiarazioni ambigue di Bercy (Ministero dell’economia) su “settori sociali che sarebbero concorrenziali”, mantengono accuratamente incerta la sorte di alcuni servizi sociali d’interesse generale (SSIG). Gli eletti/e  della sinistra al Parlamento europeo avevano fatto riconoscere, in un protocollo interpretativo del Trattato di Lisbona, la diversità dei modelli nazionali, regionali e locali di organizzazione dei servizi d’interesse economico generale e la possibile protezione degli stessi di fronte alla costruzione di questo grande mercato dei servizi. Quel lodevole sforzo rischia di non sortire alcun effetto in presenza di una sentenza della Corte di Giustizia /C-180-184/98) secondo la quale “costituisce attività economica ogni attività consistente nell’offrire  beni e servizi su un determinato mercato.” Con una definizione del genere, la maggior parte dei servizi pubblici potrebbe essere soggetta alle regole del mercato interno contenute nei trattati, e quindi soggette alla direttiva sui servizi.

L’esigenza di una direttiva-quadro a tutela reale dei servizi pubblici, esigenza sostenuta in particolare dai sindacati in Europa, è più che mai di attualità.

 

L’alto commissario alla gioventù ha ricordato in una sua Nota che l’applicazione della direttiva comporterebbe la ridefinizione degli aiuti di Stato alle associazioni, aiuti “incompatibili con i trattati dell’UE a meno che non siano considerati non influenti sulla concorrenza negli scambi intracomunitari.”

 

3. – Inoltre, il principio del paese d’origine, uscito dalla porta, rientra dalla finestra.  Già in diverse sue decisioni, la Corte di Giustizia dell’UE si è pronunciata contro i diritti sociali nazionali. Ora, in margine alla trasposizione della direttiva servizi, il principio del paese d’origine rientra nel diritto europeo attraverso un regolamento intra-comunitario (CE593/2008) riguardante i contratti transfrontalieri, e in particolare nei contratti di prestazioni e di utilizzo di servizi.. Con tale testo, in vigore dal 17 dicembre scorso, le imprese contraenti hanno piena libertà di scegliere quale legge nazionale applicare al contratto concluso e in particolare la libertà di scegliere la “residenza principale” dell’impresa prestatrice, vale a dire del paese d’origine, come nella prima versione della direttiva Bolkestein. Vi è motivo di tenere che questa disposizione, che riguarda in primo luogo i contratti commerciali, possa applicarsi al diritto del lavoro, considerato in questo regolamento come un banale contratto commerciale.

 

Inoltre, la trasposizione dovrebbe riguardare anche diverse professioni come quelle di  avvocato, architetto, geometra… nella loro autonomia ma anche nel loro funzionamento interno.

 

Il dumping sociale, i  diritti sociali minacciati sono quindi all’ordine del giorno dei deputati. E inoltre, il 28 dicembre 2010, la Commissione europea presenterà un rapporto che potrebbe proporre un’estensione del campo di applicazione della direttiva.

Per Attac l’esigenza di una direttiva-quadro per i servizi pubblici è sempre d’attualità. Senza un’iniziativa del genere il Parlamento francese dovrebbe decidere di escludere decisamente dal campo di applicazione della direttiva sui servizi tutti i servizi pubblici esistenti, compresi i servizi sociali locali, basandosi per questo sugli  emendamenti alla direttiva approvati dal Parlamento europeo.

 

I diritti sociali nazionali: diritto del lavoro, sicurezza sociale, contratti collettivi,  devono essere tutelati e questo comporta il rifiuto, qualunque sia il metodo adottato, di applicare il principio del paese d’origine.

Tutto ciò  non potrà svilupparsi se in Europa non si apre una discussione sulla convergenza verso l’alto dei diritti sociali, l’applicazione per tutti e tutte delle norme sociali di più alto livello.

 

È una lotta che rientra nel quadro più generale dell’opposizione alla “strategia di Lisbona” che il Consiglio Europeo vuole rilanciare fino al 2020..

 

Attac Francia intende esserci, con gli Attac d’Europa.

 

Montreuil, 6 gennaio 2010.