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13/09/2020 - 67,83 miliardi per la Sanità: NON per tornare come prima

Dettagli
Beni Comuni
14 Settembre 2020

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Lettera aperta alla Sindaca, alla Giunta e ai Consiglieri comunali di Torino

 

 Il Governo sta decidendo come spendere  € 67,83 miliardi del Fondo Recovery destinati alla Sanità, di cui                         

38,1 miliardi andrebbero all’ammodernamento degli ospedali,

30,7 miliardi alle strutture sanitarie di prossimità,

  1,5 miliardi per le RSA.

L’emergenza Covid-19  ha fatto esplodere la crisi della sanità torinese. Con le quote del Fondo Recovery  assegnate al Piemonte e a Torino, possiamo cominciare a porvi  rimedio: ma la Città deve fare scelte adeguate e sostenerle con forza nei confronti della Regione e del Governo.

 Chiediamo che si apra immediatamente un dibattito pubblico sulle priorità degli investimenti nella sanità torinese che, come è noto, serve  anche gran parte del Piemonte e molti italiani/e, soprattutto delle regioni meridionali, costrett* a farsi curare a Torino per la scarsa qualità dei loro servizi sanitari locali.

 Per impedire che tutto ritorni come prima, riteniamo prioritario:

*   riaprire i 4 ospedali chiusi negli anni scorsi: Maria Adelaide, Valdese, Oftalmico e Einaudi di Largo Cigna,  rimodernati nelle strutture, apparecchiature e con personale sanitario adeguato

*  aprire 7 giorni su 7, con orario continuato, almeno un poliambulatorio per ogni Circoscrizione per tutti gli interventi sanitari che non richiedono ospedalizzazione, alleggerendo così l’affollamento dei pronto soccorso ospedalieri,

*  garantire Sale Mediche di prossimità in ogni quartiere, raggiungibili entro 150 metri, per le prestazioni sanitarie più semplici (dai prelievi, alle iniezioni, alle piccole medicazioni)

*  trasformare le RSA in strutture sanitarie e non solo assistenziali, perché mai più si ripeta la tragedia  della pandemia Covid-19. La Regione deve revocare la  Deliberazione n. 45 del 30 luglio 2012 le cui norme “for profit” sono basate sull’ organizzazione del lavoro nelle RSA simile a una catena di montaggio, e non alla particolare cura sanitaria e assistenziale dovuta ai più indifesi.

Compete invece al Comune destinare ad uso sanitario e non solo assistenziale  le strutture delle RSA,  da contraddistinguere con la lettera “H” = struttura ospedaliera sulle Tavole del Piano Regolatore: ciò permetterebbe anche di introdurre negli atti concessori precise condizioni, verificabili, di qualità sanitaria e assistenziale non più basate come ora sull’ottica aziendale del “minutaggio” delle prestazioni, ma consapevolmente organizzate in funzione della particolare tutela dovuta ad esseri umani fragili e indifesi, dei quali vanno rispettate la dignità e le personali esigenze.

 *   non sprecare un solo euro per il  progetto speculativo del Parco della Salute.

Sollecitiamo la Sindaca, gli assessori e i Consiglieri comunali a dare risposte tempestive e chiare a* torinesi.

Torino, settembre 2020

05/09/2020 - Riaprire l’Ospedale pubblico Maria Adelaide per la prevenzione e cura della salute dei cittadini

Dettagli
Beni Comuni
05 Settembre 2020

20100905 PresidioMariaAdelaide

La Giunta regionale del  Piemonte, in piena emergenza COVID, ha preferito spendere

€ 1.350.000 per l’ospedale da campo alle OGR piuttosto che recuperare il Maria Adelaide. Ha fatto lo stesso la Giunta sorella della Lombardia per l’analogo ospedale da campo alla Fiera di Milano, ora oggetto di indagine giudiziaria.

La versione ufficiale è che il complesso ospedaliero del Maria Adelaide è troppo vecchio e malandato per poter essere recuperato e utilizzato.  Tant’è che l’anno scorso la Regione lo ha messo in vendita per fare cassa. Ma la gara è andata deserta: nessun compratore, nessuna offerta.

Di solito, in questi casi, si procede comunque nella vendita, ma alle condizioni dettate dai possibili compratori privati: ed ecco farsi avanti un gruppo sanitario privato, interessato – ora sì – allo sfruttamento immobiliare del  Maria Adelaide. Occorreva però una  modifica al Piano Regolatore che il Consiglio comunale stava per approvare nel luglio scorso: cancellare la destinazione d’uso ospedaliera del Maria Adelaide e sostituirla con una destinazione a generici servizi pubblici e privati.

La pronta mobilitazione – malgrado la perdurante emergenza Covid -  dei cittadini del quartiere, per impedire la privatizzazione del Maria Adelaide, ha indotto alcuni consiglieri comunali a proporre di cancellare quella modifica, e per fortuna tutto il Consiglio comunale del 20 luglio scorso l’ ha approvata.  

Ma non basta. Ora bisogna passare ai fatti concreti, 

Sostieni con la tua firma la richiesta di: 

-      confermare la destinazione d’uso sanitaria, contraddistinta dalla lettera “H”,  nelle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore della città di Torino,

-      utilizzare le ingenti risorse pubbliche nazionali ed europee destinate alla sanità, per restituire gli Ospedali Maria Adelaide, Valdese, Oftalmico ed  Einaudi alle loro funzioni di ospedali di territorio,

-      ripristinare la rete di servizi sanitari di base (poliambulatori, sale mediche distanti 150 metri al massimo dalle residenze) per la prevenzione e cura della nostra salute, in attuazione della Legge 883 del 23 dicembre 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) basato su tre principi cardine: l'universalità, l'uguaglianza e l'equità.

 

La salute è un Bene Comune

Fuori il mercato dalla Sanità, Fuori la Sanità dal mercato  

Torino, settembre 2020

20 luglio 2020 - nuovo Piano Regolatore di Torino: peggio di prima

Dettagli
Beni Comuni
21 Luglio 2020

 

 

 

 

Clicca qui per scaricare il comunicato

A 25 anni dall’approvazione del PRG, le cui prescrizioni sono state derogate con oltre 500 apposite varianti, una insolita frenesia anima ora la maggioranza 5Stelle al governo della Città ad avviare la Revisione del Piano.

La procedura, già complessa, viene appesantita da un’inconsueta fase preparatoria, denominata “Proposta Tecnica” adottata dalla Giunta il 2 luglio 2020, esaminata (si fa per dire) a tambur battente in 4 sedute congiunte di tutte le commissioni consiliari, e approvata dal Consiglio comunale il 20 luglio.

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