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05/09/2020 - Riaprire l’Ospedale pubblico Maria Adelaide per la prevenzione e cura della salute dei cittadini

Dettagli
Beni Comuni
05 Settembre 2020

20100905 PresidioMariaAdelaide

La Giunta regionale del  Piemonte, in piena emergenza COVID, ha preferito spendere

€ 1.350.000 per l’ospedale da campo alle OGR piuttosto che recuperare il Maria Adelaide. Ha fatto lo stesso la Giunta sorella della Lombardia per l’analogo ospedale da campo alla Fiera di Milano, ora oggetto di indagine giudiziaria.

La versione ufficiale è che il complesso ospedaliero del Maria Adelaide è troppo vecchio e malandato per poter essere recuperato e utilizzato.  Tant’è che l’anno scorso la Regione lo ha messo in vendita per fare cassa. Ma la gara è andata deserta: nessun compratore, nessuna offerta.

Di solito, in questi casi, si procede comunque nella vendita, ma alle condizioni dettate dai possibili compratori privati: ed ecco farsi avanti un gruppo sanitario privato, interessato – ora sì – allo sfruttamento immobiliare del  Maria Adelaide. Occorreva però una  modifica al Piano Regolatore che il Consiglio comunale stava per approvare nel luglio scorso: cancellare la destinazione d’uso ospedaliera del Maria Adelaide e sostituirla con una destinazione a generici servizi pubblici e privati.

La pronta mobilitazione – malgrado la perdurante emergenza Covid -  dei cittadini del quartiere, per impedire la privatizzazione del Maria Adelaide, ha indotto alcuni consiglieri comunali a proporre di cancellare quella modifica, e per fortuna tutto il Consiglio comunale del 20 luglio scorso l’ ha approvata.  

Ma non basta. Ora bisogna passare ai fatti concreti, 

Sostieni con la tua firma la richiesta di: 

-      confermare la destinazione d’uso sanitaria, contraddistinta dalla lettera “H”,  nelle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore della città di Torino,

-      utilizzare le ingenti risorse pubbliche nazionali ed europee destinate alla sanità, per restituire gli Ospedali Maria Adelaide, Valdese, Oftalmico ed  Einaudi alle loro funzioni di ospedali di territorio,

-      ripristinare la rete di servizi sanitari di base (poliambulatori, sale mediche distanti 150 metri al massimo dalle residenze) per la prevenzione e cura della nostra salute, in attuazione della Legge 883 del 23 dicembre 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) basato su tre principi cardine: l'universalità, l'uguaglianza e l'equità.

 

La salute è un Bene Comune

Fuori il mercato dalla Sanità, Fuori la Sanità dal mercato  

Torino, settembre 2020

20 luglio 2020 - nuovo Piano Regolatore di Torino: peggio di prima

Dettagli
Beni Comuni
21 Luglio 2020

 

 

 

 

Clicca qui per scaricare il comunicato

A 25 anni dall’approvazione del PRG, le cui prescrizioni sono state derogate con oltre 500 apposite varianti, una insolita frenesia anima ora la maggioranza 5Stelle al governo della Città ad avviare la Revisione del Piano.

La procedura, già complessa, viene appesantita da un’inconsueta fase preparatoria, denominata “Proposta Tecnica” adottata dalla Giunta il 2 luglio 2020, esaminata (si fa per dire) a tambur battente in 4 sedute congiunte di tutte le commissioni consiliari, e approvata dal Consiglio comunale il 20 luglio.

Leggi tutto …

Il Consiglio comunale di Torino istituisca la Commissione di Indagine sulle RSA - Si troveranno 10 consiglieri per avviare la procedura?

Dettagli
Beni Comuni
06 Maggio 2020

logo attac torino 100x80

ATTAC - Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e l’Aiuto ai Cittadini

Comitato torinese – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 347 9443758 – www.attactorino.org

 

hand 3667032 640

Il recente dibattito del consiglio comunale di Torino sull’emergenza sanitaria non ha potuto ignorare la gravità della situazione delle RSA del nostro territorio, alla quale gli stessi mezzi d’informazione cosiddetti indipendenti hanno dovuto dedicare spazi sempre meno vaghi e generici.

Fattore scatenante del numero agghiacciante dei morti, dei contagi diffusi, delle angosce dei familiari è stato certamente il Covid-19 ma i suoi effetti così devastanti sono stati favoriti da leggi, regolamenti, procedure amministrative dettate da una concezione mercantile della sanità pubblica, all’opposto del diritto alla salute per tutti che ci doveva garantire il Servizio Sanitario Nazionale.

Così la persona di oltre 65 anni non autosufficiente che la legge istitutiva del SSN affidava alle cure sanitarie, non è più considerata un malato ma solo un inabile da assistere con il minor costo possibile. Di qui la privatizzazione della gestione delle RSA pubbliche e la fioritura  di un'attività di mercato in cui il sempre rinviato adeguamento ai livelli di cura e di assistenza, per persone sempre più segnate dalle malattie e dalla età, ha portato inevitabilmente a tollerare progressive disfunzioni e organici insufficienti legittimando, di fatto, l’“estrazione di valore” dalla sofferenza e dalla malattia.

Il Consiglio comunale di Torino e la Giunta hanno un ruolo e responsabilità istituzionali precise in materia non solo perché

-  le RSA rientrano nelle competenze socio-sanitarie del Comune

-  il Comune partecipa alle valutazioni dell’UVG – Unità di Valutazione Geriatrica

-  il Comune integra le rette delle RSA per i ricoverati con redditi insufficienti, posti sotto la tutela del Sindaco

-  è torinese una quota consistente dei 30.000 malati in lista d’attesa.

Ma anche perché il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la Mozione n. 34 del 2 luglio 2018 che non sembra aver sortito grande effetto vista la drammatica situazione in cui versa oggi gran parte delle RSA. Tanto da indurre la consigliera Scanderebech a proporre l’istituzione di una commissione consiliare d’indagine sulle cause del disastro sanitario e sociale che si è abbattuto sugli anziani ricoverati, e di riflesso sui lavoratori che li dovevano curare ed assistere.

I cittadini hanno fatto il loro dovere: hanno accettato con responsabilità e disciplina le necessarie limitazioni alle loro libertà; hanno diritto di pretendere la totale trasparenza dai loro rappresentanti.

Tutti coloro che hanno agito correttamente dovrebbero essere i primi a chiedere con forza, a pretendere, una commissione d'indagine: è anche un loro diritto.

In un momento in cui l'angoscia individuale si unisce a oggettive limitazioni nell'esercizio di libertà personali e all'unidirezionalità dei media, negare trasparenza nell'amministrazione vorrebbe dire minare ulteriormente il valore della Democrazia nella coscienza dei cittadini.

 Si troveranno i 10 consiglieri comunali necessari per presentare la Mozione per l’istituzione

della Commissione d’Indagine?

Per il dovuto rispetto che portiamo alle istituzioni democratiche vogliamo esserne certi! 

 Torino, 6 maggio 2020

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